L’essenza della musicalità presente in ciascuno di noi è il risultato di impronte musicali dirette e anche di fattori indiretti. In questo senso l’intuizione materna nell’avviamento verso il parlare nonché i primi processi di maturazione musicale del bambino sono di fondamentale importanza (Papoũsek, 1994); così anche il semplice passeggiare in montagna costituisce una ricca esperienza ritmica corporeo-musicale (Hegi, 1986).
Di Wolfgang Fasser, Musicoterapeuta SFMT, AIM
L’attenzione sul significato della consapevolezza della propria storia sonoro-musicale è richiamata fortemente dalla letteratura musicoterapica (tra molti vedi ad esempio: Hegi, 1986; Demetrio, 1994; Benezon, 1998).
L’elaborazione autobiografica della propria storia sonoro-musicale illumina una parte delle origini aiutando ad entrarvi in contatto (Smejester, 1996).
Il lavoro personale su questi temi ed esperienze sensibilizza il musicoterapista anche rispetto all’origine musicale del paziente e nella terapia ciò è di estrema rilevanza. Attraverso un ascolto indirizzato specificamente alla ricostruzione dei contenuti e dei modelli sonoro-musicali del paziente è possibile ri-conoscere la sua realtà.
In quest’ottica, i contatti e le esperienze con strumenti sonoro-musicali formali e informali, le relazioni in cui hanno avuto un significato e l’auto-rappresentazione creativa che ne deriva, sono pertanto di notevole interesse.
Di particolare rilevanza è poi il patrimonio di canti popolari: una fonte di melodie, forme e ritmi (Hegi, 1986). Questi testi, tra l’altro, sono punti di riferimento del modo di pensare, di idee e di riferimenti socio-culturali e allo stesso tempo formano la nostra immagine mentale.
Oltre a ciò, la nostra consonanza o dissonanza con il mondo musicale del paziente costituisce una sorgente e una forza di avvicinamento ai casi terapeutici.
La libera improvvisazione, una delle tecniche più frequentemente usate nella terapia, è uno spazio non verbale in cui si narra anche la nostra storia musicale. E questo è di fondamentale importanza: in qualità di musicoterapisti siamo attenti ascoltatori, ma esprimiamo anche molto della nostra interiorità. L’improvvisazione diadica con il paziente in parte può essere controllata fino ad un certo punto e contiene comunque anche una parte diretta e spontanea.
Come improvvisatore ascolto me stesso, sono guidato da intenti certi ed incerti, e il risultato – realtà intersoggettiva – è ascoltabile quando risuona.
La conoscenza che abbiamo di noi è pertanto una risorsa utile e un prezioso aiuto sebbene resti sempre limitata (Loos, 1994).
Nel caso dei bambini, il lavoro biografico-personale può essere arricchito tramite i colloqui con i genitori, e può venire elaborato anche dai pazienti stessi con i genitori.
Per strutturare al meglio un tale lavoro ho elaborato un questionario ad hoc che si articola nelle seguenti tematiche:
- Luogo e regione d’origine dei genitori;
- ricordi musicali del periodo della gravidanza;
- ricordi sonoro-musicali della nascita e dei primi giorni del figlio;
- preferenze e singolarità sonoro-musicali dei genitori nel periodo dell’infanzia del figlio;
- ninnananne familiari, movimenti corrispondenti e musica suonata nella prima infanzia del figlio;
- paesaggio sonoro e habitat sonoro-musicale dell’infanzia, in particolare nei primi cinque anni di vita del figlio;
- reazioni dei genitori ai suoni e ai rumori;
- insieme di canti popolari ascoltati quotidianamente nel periodo dell’infanzia del figlio;
- ricordi spontanei che emergono durante la compilazione del questionario.